1 Marzo 2017 • 2 commenti
1 ora a Roma fra Caravaggio e il Pantheon
Weekend in ItaliaDi recente sono tornata a Roma per lavoro. Avevo circa un’ora di buco fra un paio di appuntamenti, zona Piazza Montecitorio, così mi sono chiesta cosa potessi vedere in un lasso di tempo così ristretto. La città a grandi linee l’ho già vista diverse volte, ma c’è tanto ancora da scoprire.
Dal momento che credo molto nel potere del web, ho chiesto su Facebook un po’ di consigli e me ne sono arrivati una valanga; molti erano gli stessi – ovvero Caravaggio / la pizza di Bonci / il Pantheon / e qualche mostra del momento – e ho cercato quindi di organizzare un tour (de force) seguendo le indicazioni più semplici e interessanti.
So che molti musei romani ospitano opere di Caravaggio, ma mi incuriosivano quelle presenti in alcune chiese di Roma, con ingresso libero.
Un giro per Roma, sulle orme di Caravaggio
Appena scesa dal treno mi sono diretta con la metropolitana in Piazza del Popolo (linea A, fermata Flaminio, da Termini è vicina) che è sempre bella da vedere, con le sue due chiese quasi “gemelle” S. Maria di Montesanto e S.Maria dei Miracoli, costruite a pochi decenni di distanza, la terrazza del Pincio e il grande obelisco Flaminio, alto ben 25 metri.
Ma il polo d’attrazione per me era l’omonima chiesa di Santa Maria del Popolo, nella quale ammetto non ero mai entrata prima.
Al suo interno sono celati tanti capolavori, dalla Cappella della Rovere, con la Natività di Pinturicchio, alle vetrate, passando per la cappella Chigi. Ma il motivo per cui sono entrata era la Cappella Cerasi, dedicata ai santi Pietro e Paolo, con opere di Giovan Battista Ricci, Innocenzo Tacconi e Annibale Caracci e due meravigliose opere di Caravaggio (1601 circa): la Conversione di Saulo e la Crocifissione di Pietro. Vi soprenderanno per il realismo e la drammaticità delle scene.
Purtroppo erano un po’ scure, perché la Cappella non era ben illuminata, nonostante questo sembrava che ci fosse una luce dall’alto, grazie alla tecnica illustre di Caravaggio. Come è noto il committente non approvò la tela di Caravaggio raffigurante la conversione di Saulo e il pittore dovette farne una seconda versione (la prima è nella collezione Odescalchi).
Prima di uscire, alzate gli occhi al cielo: la cupola ha mosaici che risalgono al 1516 con disegni di Raffaello.
Da Piazza del Popolo, com’è noto si diparte il famoso “tridente”, ovvero le tre strade – via di Ripetta, via del Corso e via del Babuino, lungo le direttrici delle 3 chiese più importanti allora, ovvero San Pietro, San Giovanni in Laterano e e S.Maria Maggiore.
Mi sono quindi fatta un pezzo di via del Corso a piedi, poi deviando in via Ripetta, per affacciarmi sul lungotevere, all’altezza dell’Ara Pacis, che mi riprometto di visitare con calma, e un passaggio davanti al Mausoleo di Augusto, che versa veramente in cattive condizioni.
Proseguendo a diritto sono arrivata alla chiesa di Sant’Agostino, che ospita la Madonna dei Pellegrini di Caravaggio, nonché un profeta Isaia di Raffaello. Peccato fosse chiusa, perché anche in questo caso, Caravaggio ha fatto un’opera strepitosa: la rappresentazione realistica della Vergine in abiti popolani, e il pellegrino con abiti logori, piedi nudi e gonfi, furono una vera rivoluzione per quegli anni.
La pizza del Bonci
Allora, visto che era ora di pranzo, grazie a tutti i consigli che ho ricevuto su Facebook, sono andata a cercare la pizza del Bonci, nella sua sede di via Coronari, una lunga e bella strada romana costeggiata di antiquari e negozi di design. In effetti il Bonci ha rivoluzionato il concetto di pizza a taglio, e non a caso ha ottenuto il massimo riconoscimento dalla guida del Gambero Rosso, le tre rotelle.
Online si può leggere molto del suo metodo innovativo in termini di di temperature, teglie, lievito… e delle sue lezioni di pizza making.
La pizzeria Cucina del teatro, si trova in una piazzetta minuscola, via di San Simone, e lì per lì pensavo di aver sbagliato posto, perché non c’era nessuno all’infuori di me e una coppia di turisti trentini. Solo quando ho visto il nome sullo scontrino, ho avuto la conferma di essere nel posto giusto!
L’ambiente è comunque delizioso, con tre tavoli di numero, una vetrina con un sacco di pizze diverse e una lavagna con i primi del giorno, anche gluten-free.
La pizza ovviamente è diversa da quella napoletana tanto di moda nella mia Firenze: è croccante, sembra una focaccia, molto ricca di guarnizioni. Era squisita, certo un po’ cara: ogni pezzo l’ho pagato più di 4 euro, ma li valeva tutti. E in ogni caso con due pezzi sei più che sfamato!
Insomma una pizza eccezionale, da tornarci anche per provare la gelateria contigua.
Dopopranzo avevo appuntamento con una cara amica blogger al celebre Caffè Sant’Eustachio. Ci siamo sedute al tavolo pagando quasi 5 euro per un caffé, guardando passare i politici in transito dal vicino Palazzo Madama.
Posso dire che non mi ha fatto impazzire. Era la seconda volta che ci andavo e neppure la prima mi esaltò. Peccato. Per fortuna la compagnia era piacevole!
Prima di arrivarci ho allungato il percorso di poco, passando da piazza Navona, baciata dal sole e con una temperatura talmente mite da poter stare senza cappotto (a febbraio!).
Chiesa di San Luigi dei Francesi
Poi è stato il turno del mio appuntamento di lavoro in piazza Montecitorio, dopo il quale sono tornata alla Chiesa di San Luigi dei Francesi, che era chiusa nell’ora di pranzo, per ammirare la Vocazione di San Matteo, San Matteo e l’angelo, e Il martirio di San Matteo, meravigliosi da togliere il fiato.
Al centro spicca San Matteo e l’angelo, con l’arancione che quasi abbaglia, che delle tre opere della Cappella Contarelli è l’ultima in ordine cronologico. Questa tela fu la seconda versione eseguita dall’artista, forse perchè anche la prima non era piaciuta? Chissà…
Alla destra troneggia il Martirio di San Matteo, dove il “protagonista” del quadro è il sicario che si avventa su Matteo. Sulla sinistra del quadro c’è anche un autoritratto di Caravaggio. Anche in questo caso furono realizzate più versioni.
Infine sulla sinistra della Cappella, la Vocazione di San Matteo, il mio preferito fra i tre, nonché uno dei quadri più famosi di Caravaggio, per l’uso della luce, il taglio, l’ambientazione.
Questo fascio di luce che entra da destra e fa emergere dettagli, mani, visi è incredibile e innovativo: oltre a rappresentare figurativamente la discesa della luce, la vocazione appunto, è anche un elemento che crea una drammaticità pazzesca, in una scena che poteva essere quella di una qualsiasi osteria. Insolito infatti anche l’uso di abbigliamento contemporaneo a Caravaggio per un episodio narrato nei vangeli!
Sono rimasta in adorazione dei tre quadri per non so quanto tempo.
La Cappella di San Matteo è detta anche Contarelli dal nome del Cardinale Matteo Contarelli che volle dedicarla al suo patrono.
La prossima volta che torno a Roma, mi sa che dovrò fare una visita a Galleria Borghese, dove ci sono altri capolavori di Caravaggio.
Pantheon e Piazza della Minerva
Infine mi sono fatta un giretto anche al Pantheon, finché l’ingresso è gratis approfittiamone, e piazza della Minerva, con il bell’obelisco che sormonta l’elefantino. Vale la pena anche entrare nela chiesa in piazza che fra i vari capolavori conserva anche un Cristo di Michelangelo.
Gelateria di San Crispino
D’un tratto passeggiando, mi sono trovata a passare davanti alla Gelateria di San Crispino, che conoscevo di fama; sapevo che ci sono sempre code chilometriche e invece… incredibile! non c’era nessuno. E’ proprio vero che febbraio è un buon mese per visitare Roma. Mi prendo un gelato ottimo, anche questo un po’ caro, ma decisamente buono. Assaggio la crema di San Crispino e un gusto zenzero e cannella. mi sorprendono la consistenza e la temperatura. Anche questa è una tappa da segnare in un tour a Roma (ndr piazza della Maddalena).
Alla fine, dopo una giornata intensa, mi dirigo al Colosseo per riprendere la Metro e tornare in Stazione Termini. Il colosseo al tramonto, anche d’inverno, è sempre un bel vedere e mi regala l’ultima immagine della Capitale lungo il mio viaggio di rientro a Firenze.
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