20 Giugno 2014 • 1 commento

Istanbul

Viaggi in Europa

Oggi pubblico il post di Maria che racconta di una città molto bella, che ancora non ho visitato. Credo che dopo le sue parole avro’ ancora più voglia di visitarla! Siccome è piuttosto lungo ho deciso di dividerlo in due parti. Leggetelo e anche voi comincerete a desiderare di partire.

Ad Aprile mi sono laureata e, non appena consegnati i documenti per la seduta, ho iniziato a navigare tra i mille e mille siti e motori di ricerca per voli e ostelli low cost (perché sì, alla veneranda età di quasi 28 anni, mi diverto ancora ad alloggiare nei peggiori ostelli del continente). La meta definita è stata Istanbul, partendo da Bologna con la compagnia Pegasus Airline.
La capitale turca non mi ha accolta nel migliore dei modi. La navetta dall’aeroporto, dopo quasi due ore di viaggio, mi ha lasciata in Piazza Taksim, nel centralissimo quartiere di Beyoglu, sotto una pioggia feroce, alle 10 di sera.
I suoi 12 milioni e mezzo di abitanti sono schivi e ritrosi, e difficilmente conoscono l’inglese. Con grossissime difficoltà sono arrivata all’ostello (a solo un isolato dalla fermata della navetta).

il caos di istanbul in turchia
Con la luce del sole la città assume un altro aspetto. Le due culture che la caratterizzano (quella musulmana e quella occidentale) convivono, apparentemente, in serenità.
Non sarà difficoltoso, dunque, incontrare nella “Tezenis” turca una ragazza “scosciatissima”, con minigonna e zeppe, scegliere tra tanga fuxia e perizoma in pizzo, accompagnata dall’attentissima madre, avvolta nel burqua integrale, o ancora, all’uscita delle scuole, incrociare ragazze col velo e gonna lunga nera, con la maglia dei Pearl Jam, o dei Guns N’ Roses con una chitarra a tracolla (immagine che mi ha subito riportato alla mente l’interessantissimo film d’animazione Persepolis di Marjane Satrapi ).

Istanbul è un fiume in piena che ti travolge prepotente, sembra di far un tuffo in un’ Italia post-bellica: la povertà si percepisce forte, ti aggredisce e ti lascia l’amaro in bocca; bambini scalzi e vestiti di stracci corrono tra le strade affollate di Istiklal a contrasto con le scintillanti boutique dei pilastri della moda mondiale, i banchetti di pesce arrosto ti attirano diffondendo nell’aria aromi invitanti di spezie ignote ad Eminonu, c’è chi pesca nel Bosforo, i numerosi venditori di molluschi ad ogni angolo di strada ti invitano ad assaggiare le loro cozze giganti al limone, ripiene di riso e menta (esperienza da provare), i numerosi lustra-scarpe ti incitano a sedere sui loro sgabellini col loro italiano stentato all’uscita dei numerosi bagni turchi, gli enormi gabbiani planano, famelici, sui banchetti del pesce ad Arap Camii.

la moschea di istanbul
Sul caos del vociare delle masse, delle urla dei venditori, del traffico incontrollato, si impone, con cadenza regolare, nelle ore di preghiera, la voce dell’Imam che recita le Sure del Corano, mandata in filodiffusione in tutta la città. Una voce sofferente, trasportata, cantilenante (a tratti martellante), che non potrà lasciare indifferenti le orecchie disabituate del turista occidentale, (abituato al massimo ad avere il sonno disturbato, la domenica mattina, dalle campane della chiesa più vicina).

Certamente il quartiere più affascinante e caratterizzante è quello di Sultanahmet; all’apice della collina che lo sovrasta, facilmente raggiungibili a piedi dalla fermata del bus, spiccano solenni le moschee di Haigha Sophia (attenzione alla pronuncia, è Sòphia) e la notissima Moschea Blu.
Nella maggior parte delle moschee l’ingresso è gratuito, o comunque il costo è irrisorio.
All’ingresso, alle donne occidentali, sarà offerto un velo e un telo per coprire le gambe e il capo.

moschea di istanbul turchia

Le due Moschee sono titaniche, il loro fascino orientale richiama alla mente panorami da “Le Mille e una notte”. L’unica nota negativa è il totale abbandono di questi monumenti, specie l’Haigha Sophia, al cui interno aleggiano indisturbati piccioni che si posano sulle poche statue rimaste, il mosaico che ritrae gli imperatori e Cristo con la Vergine e Giovanni Battista, nasce con tasselli di marmo colorato proveniente da ogni luogo d’Oriente, e oro… inutile sottolineare che i tasselli in oro sono rimasti pochi e radi. Vista dall’esterno piange il cuore, le mura cadono a pezzi, alcune pareti e il tetto sono stati ripresi da mattonacci e cemento visibili.
A contrasto, si staglia di fronte, splendida, la Moschea Blu (tra le più grandi al mondo). Il suggestivo nome è dovuto alle piastrelle Iznik che decorano la sala della preghiera. Tuttavia, nello splendore architettonico, e nella vastità della sala principale, salta all’occhio una piccola stanzetta in un angolo della moschea, un’area ricavata da un ritaglio di suolo e delimitata da un recinto di fascette di legno che, intrecciate, vanno a formare una rete fitta-fitta che occlude la visuale ai curiosi: è questa la zona di preghiera riservata alle donne.

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